botta e risposta al veleno
Foto ANSA
Non si placa la battaglia, verbale per ora, scatenata dall'ex magistrato De Magistris candidato Sindaco della città partenopea contro il capo del governo. Dopo i vari "Renzi devi aver paura, non sono in vendita, vai a casa" la risposta non si fa attendere, e sembra l'infinita cantilena alla quale ormai siamo abituati da 2 anni. Che non si traduce poi in nulla di fatto.
"A quelli che urlano, che insultano, la nostra risposta è solo una: progetti concreti, idee semplici, coinvolgimento di cittadini. C'è un'Italia che insulta gli altri, e un'Italia che invece dice sì". A questa battuta di Renzi ci viene spontaneo rispondere che l'impresa sarebbe proprio quella di capire qual'è l'Italia che dice sì, referendum a parte.
L'impressione che abbiamo noi è proprio il contrario, l'Italia, e soprattutto gli italiani, sono sempre meno coinvolti nelle questioni che riguardano le tematiche importanti, partendo dalle riforme e arrivando alle questioni europee, ormai sempre più aggressive e imponenti nella vita di tutti noi.
Se M5S, Berlusconi e Salvini su argomenti quali riforme, coinvolgimento del governo in coinvolgimenti illeciti di amministratori locali, e in disastri umani causati da false aspettative degli immigrati rispetto al benessere del Paese, sono pressoché sulla stessa linea, una riflessione arrivati a questo punto sarebbe saggia.
Sì, perché proprio sulla questione immigrazione il capo del governo dovrebbe chiarire la sua visione riguardo il continuo ingresso di clandestini nel nostro Paese. Dire che "se la politica cede alla paura, chi fabbrica mostri diventa invincibile e finisce che i cittadini inseguono i fantasmi delle proprie paure, chiudono la porta alla speranza, al coraggio, al futuro", è oltremodo impalpabile oltre che insensato.
Di quale futuro stiamo parlando Presidente? Di quali fantasmi di quali paure? Dei fantasmi della criminalità e delle violenze, dei fantasmi della paura di morire di povertà, o di quelli della paura che i nostri figli non abbiano un lavoro e un futuro?
Altro dong Presidente, altro round perso. Noi stiamo sempre qui ad osservare, e le parole, come avevamo predetto, sono sempre meno dolci e meno parole.
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