Durante i lavori al cimitero
Il cimitero di Foggia dove è avvenuto il tragico incidente
Un operaio di 63 anni, Paolo Viscillo, è morto oggi, giovedì, a Foggia, folgorato da un cavo dell'alta tensione. L'uomo stava lavorando nel cimitero cittadino di via Sprecacenere per la ditta ML di San Marco in Lamis, che si occupa di costruire recinzioni per le cappelle, quando è stato colpito da una potente scarica elettrica a causa del contatto con un cavo lasciato scoperto.
Gli inquirenti stanno ricostruendo la dinamica dell'accaduto, come riportato da IlGiornale.it, ma ciò che è emerso finora ha dell'incredibile. Il cavo della rete elettrica non era altro che l'allaccio abusivo del piccolo campo rom che sta a duecento metri dal cimitero, popolato da una quindicina di persone.
Subito dopo l'accaduto alcuni colleghi hanno trovato il corpo esanime dell'uomo ed hanno celermente allertato i soccorsi e le Forze dell'Ordine. Polizia e 118 sono intervenuti subito, ma invano; non hanno potuto fare altro che constatare il decesso, mentre i tecnici ENEL si sono messi al lavoro per mettere in sicurezza l'intera area.
L'uomo è stato ucciso da alcuni sprovveduti, dall'abusivismo e dall'illegalità di quel campo rom. Parliamoci chiaro, quel cavo non doveva essere lì, non doveva esserci alcun allaccio abusivo, non doveva esserci alcun campo rom e Paolo non doveva morire.
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