un freno agli imam fondamentalisti
Ogni Paese combatte il terrorismo come può. L'impegno del Marocco, esportatore di foreign fighters, alla lotta al terrorismo e all'ISIS è sempre più alto dopo gli attacchi di Parigi. Ma già da un anno il Paese ha lanciato la prima scuola per imam moderati. L'ha voluta il re in persona, Mohamed VI, per mettere un freno al fondamentalismo islamico. Mentre in Italia certa politica si dimostra incapace di gestire il problema degli estremisti, e crede che l'unica soluzione sia concedere loro tutto, nella speranza che non fomentino il terrorismo, a casa loro gli islamici si muovono diversamente. E probabilmente ci ridono dietro.
E così a Rabat, la capitale del Marocco, è stato da tempo inaugurato un istituto che “intende combattere l'estremismo in stile Isis insegnando e così aiutando a diffondere l'Islam più moderato e meno violento”. I corsi sono aperti a tutti quei Paesi e a quegli imam che, riconoscendo la validità del modello marocchino (il Marocco, ricordiamolo, è un paese moderato), vi inviano ulema e imam per la diffusione del cosiddetto “giusto mezzo”. L'istituto può arrivare ad ospitare sino a mille tirocinanti; sinora si sono presentati circa 200 ulema provenienti da Libia, Nigeria, Tunisia, Mali, Guinea Conakry, Costa d'Avorio e persino dalla Francia.
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